Quanto sono disciplinati gli italiani alla guida?

È opinione universalmente condivisa che gli italiani, tra una pizza e l’altra, tendano a creare dei legami molto stretti, quasi intimi, con i propri “figliocci” a quattro ruote. In molti casi questi legami rasentano l’ossessione, il fulcro stesso dell’esistenza: c’è chi sarebbe disposto a sacrificare la propria vita in cambio dell’integrità di una carrozzeria, che si tratti di una Panda 4×4 o di una Ferrari 360 Modena.

E’ anche per questo motivo che in Italia, più che negli altri paesi, fatica a decollare il concetto di condivisione dei mezzi di trasporto, che sempre di più si palesa come principale protagonista del prossimo futuro.

Se in altri paesi, ormai, i concetti di car-sharing e noleggio auto fanno registrare numeri importanti, qui da noi ancora si fatica a considerare la propria auto solo come un mezzo di trasporto, la cui unica funzione è quella di portarci da un punto A a un punto B.

Personalizzare il proprio veicolo sembra stare a cuore più dei problemi ecologici e sociali del pianeta, nonché del proprio portafoglio, anche quando il possesso del mezzo non viene giustificato dall’utilizzo che se ne fa.

Mediamente, secondi soli ai Paesi Bassi, spendiamo più di ogni altro cittadino europeo per la cura della nostra macchina, arrivando a toccare in alcuni casi anche l’80% dello stipendio. Si stima che in media un italiano spenda complessivamente tra i 600€ e i 700€ al mese, e che il mercato dell’auto interessi fino al 10,5% del PIL.

 

Un rapporto precoce

Questo legame con i mezzi di trasporto nasce molto presto: all’età di 16 anni in molti già possiedono il cosiddetto patentino, grazie al quale poter scorazzare per paesetti e cittadine emulando i grandi campioni delle due ruote.

Grazie a metodici calcoli e a studi tecno-burocratici, gli italiani sono in grado di conseguire la patente B1 al compimento dei 18 anni e un minuto, conferendo loro il titolo di “Guru dell’asfalto”.

 

A dispetto di quello che può apparentemente significare, non si tratta solo di un vezzo superficiale, di una cieca fede. No. C’è molto di più. C’è dietro una tradizione che dura da oltre un secolo e che ha rappresentato, e ancora rappresenta, uno dei maggiori vanti del nostro paese.

Sforniamo infatti con costanza la crème de la crème tra piloti e addetti ai lavori, risultando presenti al vertice di quasi ogni competizione motoristica. Quest’anno, ad esempio, ¼ dei piloti che hanno vinto almeno un gran premio nelle maggiori serie motociclistiche sono italiani. E’ un numero incredibile se pensiamo a quante nazioni esistono al mondo, pur escludendo tutti i paesi dove ancora questi sport non sono praticati.

 

Ma quanto sono disciplinati gli italiani alla guida?

Poco. Per loro stessa ammissione gli italiani, pur essendo piloti provetti, commettono moltissime infrazioni, la maggior parte delle quali, per ovvi motivi pratici, passate impunite. Inoltre, molte delle infrazioni contestate dalle autorità non raggiungono effettivamente il contravventore, cadendo automaticamente in prescrizione dopo 5 anni, e generando una naturale propensione a violare le norme stradali.

Le infrazioni commesse più di frequente sono quelle che riguardano l’ingresso non autorizzato in una zona a traffico limitato, seguite a ruota dall’uso inopportuno e SEVERAMENTE VIETATO del telefonino mentre si è alla guida.

Quest’ultima, nonostante l’inasprimento delle pene, risulta essere una pratica ancora molto diffusa e causa di tantissimi incidenti di estrema gravità. Prestate sempre totale attenzione alla strada e, se proprio non potete rinunciare ad una chiamata, imponetevi l’utilizzo del vivavoce. Se invece avrete bisogno di controllare il vostro profilo Facebook dovrete aspettare di giungere a destinazione, senza se e senza ma.

 

Chiudono il cerchio delle infrazioni più frequenti il mancato rispetto delle distanze di sicurezza e del mancato aggancio delle cinture di sicurezza che, assieme all’attraversamento di un incrocio col rosso, rappresentano tre tra le più gravi e frequenti cause di incidente in Italia.

Questione di attenzione e di disciplina, cosa che agli italiani spesso sembra mancare.

 

E all’estero?

Qualsiasi patente abbiate conseguito, avrete dovuto necessariamente sostenere un esame di teoria, grazie al quale, alla vista di un grande triangolo bianco disegnato sull’asfalto, il vostro primo istinto è quello di rallentare, dando la precedenza a chi viene da destra.

Ma queste conoscenze, che date probabilmente per scontate, valgono anche al di fuori dei nostri confini?

Si e no.

Nel 1968, a Vienna, fu ratificata una convenzione da parte di moltissime nazioni di tutto il mondo, al fine di rendere omogenee le norme che regolano il traffico stradale. Il nuovo mondo globalizzato ne aveva urgente bisogno.

 

Tante furono le restrizioni e numerosi gli obblighi a cui tutti dovettero attenersi a partire da quell’anno, lasciando però una certa libertà d’azione – e interpretazione – su tanti aspetti più secondari del codice stradale (alcuni in realtà, come vedremo, molto importanti).

E’ per questo motivo ad esempio che alcuni cartelli stradali possono assumere forme e colorazioni molto diverse da paese a paese, e quello che per noi è facilmente identificabile come un segnale di pericolo, da qualche altra parte è affine alla categoria dei divieti o degli obblighi. Lo stesso segnale può essere giallo, verde, blu o indaco a seconda del paese e avere indifferentemente forma romboidale, tonda, triangolare o quadrata.

Proprio per questo motivo è molto importante fare un rapido studio della cartellonistica di un paese in cui non si è mai guidato prima.

Ma la questione non riguarda solo la segnaletica verticale (e orizzontale), bensì ogni aspetto della guida e tutte le norme da rispettare da quando si entra a quando si scende dalla macchina.

 

Ad esempio guidare a Londra presenta delle insidie ancora maggiori del dover tenere la sinistra: se è vero che le rotatorie andranno imboccate in senso orario, sarete portati a pensare che, dando in Italia precedenza a destra, in UK dobbiate fare il contrario… Sbagliato! Anche lì infatti, nonostante il senso di marcia inverso, bisognerà dare comunque la precedenza a destra, a meno che non ci venga indicato il contrario.

Alcune indicazioni, poi, possono essere del tutto fuorvianti: in Germania sarete portati a pensare che ogni 20 metri vi sia un ospedale o un’ambasciata ungherese o un eliporto. Nulla di tutto ciò: quei cartelli con la lettera H indicano le fermate degli autobus!

Moltissime le differenze per quanto riguarda gli obblighi e i divieti durante la guida: in alcuni paesi è vietato parlare al telefono mentre si è alla guida, con o senza vivavoce; in altri non è possibile utilizzare gli auricolari; in altri ancora si è addirittura impossibilitati a cambiare la stazione della radio… Insomma, è sempre bene informarsi sui comportamenti da adottare alla guida.

 

Quali sanzioni rischiamo?

Gli italiani all’estero tendono ad effettuare infrazioni simili a quelle che commettono in casa, salvo poi scoprire che, spesso, le sanzioni sono assai più pesanti.

Tra le diverse ammende ricevute a mesi di distanza dagli automobilisti, quella che solitamente desta più sorpresa è il conto del pedaggio autostradale. Convinti di averlo correttamente pagato tramite carta di credito, si è soliti ripartire di corsa verso la meta, gettando la ricevuta emessa tra i sedili posteriori. E allora perchè, magari a distanza di mesi, ci viene richiesto un nuovo pagamento, comprensivo questa volta di more e oneri vari?

 

Forse, infatti, quella che abbiamo gettato alle nostre spalle non era una ricevuta fiscale, bensì una serie di pratiche istruzioni su come effettuare il pagamento che, per qualche motivo, non era andato a buon fine. Morale della storia: non gettate via gli scontrini senza prima leggerli – e comprenderli – !

Fate attenzione alle zone a traffico limitato! Spesso sono indicate da sigle che non avete mai letto prima e sono sempre monitorate da telecamere. La multa in questo caso è una certezza.

Assicuratevi di non sostare laddove è vietato e di non superare i limiti di velocità. In alcuni paesi le sanzioni per certe infrazioni sono molto più alte delle nostre.

Nel Regno Unito, ad esempio, i divieti di sosta e fermata sono indicati da una chiara segnaletica orizzontale: riga singola, divieto di fermata; riga doppia, divieto di sosta e fermata. Semplice, se si conoscono le regole. Nei paesi del nord Europa – in particolare, ma dovete farlo sempre! – ricordate di allacciare le cinture di sicurezza anche sui sedili posteriori: oltre a salvarvi la vita, salveranno anche il portafoglio!

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