A circa 40 minuti dall’Aeroporto di Lamezia Terme si trova il borgo di Belmonte Calabro. Da qualche anno è uno dei pochi Alberghi Diffusi presenti nel nostro paese. L’albergo diffuso è un’impresa ricettiva alberghiera situata in un unico centro abitato, formata da più stabili vicini fra loro, con gestione unitaria e in grado di fornire servizi di standard alberghiero a tutti gli ospiti.
Qui le vecchie case in tufo vengono trasformate in alloggi per i turisti, restituendo la vita ad un territorio assonnato ed isolato, spesso dimenticato dalle istituzioni e permettendo ai turisti di vivere un’esperienza totalmente a contatto con le tradizioni della Calabria. Belmonte Calabro è un progetto turistico riuscito, che unisce modernità e tradizione, e che dovrebbe essere preso come spunto quando si tratta di provare a salvare borghi e zone d’Italia a rischio scomparsa.
Situato all’interno del centro storico del piccolo paese di Belmonte Calabro, sulla costa tirrenica in provincia di Cosenza, il progetto portato avanti da sette amici ha conquistato la stampa internazionale: Stati Uniti, Inghilterra (ne ha parlato il Guardian), fino addirittura in Giappone. La rinascita di Belmonte Calabro ha qualcosa di magico: resuscitare un paesello arrampicato su una roccia, senza soldi pubblici. “Molti dati indicano come l’Italia moderna abbia rifiutato l’idea di uno sviluppo economico basato sul concetto di “bellezza” – ha detto Giuseppe Suriano, uno dei fondatori dell’Albergo Diffuso EcoBelmonte Calabro (questo il nome della struttura) – “facendo questo abbiamo rinnegato le nostre radici e la nostra storia”.
A causa della mancanza di lavoro, il borgo si era progressivamente svuotato negli ultimi 30 anni, un fenomeno tipico di molti paesi del sud Italia. I sette amici hanno avuto un’idea brillante: riportarlo in vita grazie al turismo. Hanno ideato un progetto di riqualificazione urbano e contattato i proprietari di diverse case abbandonate e in rovina all’interno del centro storico.
Nel giro di quattro anni hanno rimesso in sesto ben 14 case, utilizzando i principi della bioarchitettura, alcune delle quali abbandonate da oltre un secolo. Hanno coinvolto nei lavori anche i pochi artigiani del posto rimasti, impiegando materiali tipici locali pur rispettando le regole dell’edilizia bioetica. Alle case si è aggiunta una vigna, un orto con piante in via d’estinzione, un museo che racconta l’arte della filanda, un ristorante e un negozio di prodotti tipici.
A Belmonte Calabro sono tutti coinvolti: il turismo non è per puro scopo di lucro, ma un modo per entrare in contatto con altre culture e raccontare un pezzettino della propria. I turisti, molti dei quali stranieri, entrano in contatto con i residenti che diventano dei vicini di casa.
Un esempio da seguire.